5 luglio 2025
ore 18.00 / Cisternino, Teatro Paolo Grassi
ResExtensa | Porta d’Oriente – Centro Nazionale di Produzione della Danza
WOLF SPIDER
direzione artistica Mattia Russo, Antonio de Rosa
danzatori Martina Aniciello, Giacomo Bertoni, Edoardo Brovardi, Moreno Guadalupi, Julien Guiborg, Fabiana Mangialardi, Giulia Pagnotta, Federica Priore, Simona Dammicco, Alice Zucconi
musica originale Alejandro da Rocha
voce Enza Pagliara / percussioni Elisa Barucchieri, Enza Pagliara
costumi Luca Guarini
luci Alessandro Catacchio, in collaborazione con Mattia Russo e Antonio de Rosa
coreografia Antonio de Rosa, Mattia Russo di KOR’SIA in collaborazione con i danzatori
Wolf Spider è un viaggio coreografico che intreccia mito, tradizione e contemporaneità, ispirandosi al tarantismo pugliese. Questo antico fenomeno – in cui il morso simbolico della tarantola induceva uno stato di frenesia liberata solo attraverso musica e danza – viene reinterpretato come una metafora universale della crisi interiore, della sofferenza e della rinascita. I danzatori incarnano l’intensità della pizzica in ogni sua accezione: dalla pizzica pizzica alla pizzica scherma, fino alla danza della tarantata. I loro movimenti ossessivi e ritmici non rappresentano, ma trasmettono un’energia rituale che attraversa il corpo, esprimendo tormento e liberazione. Tutta la performance è attraversata da simboli e visioni profondamente radicati nella cultura e nel paesaggio pugliese. La scena – dominata da contrasti di ombra e luce – diventa metafora di un ciclo eterno di morte e rinascita, evocando il paesaggio degli ulivi morenti, capaci di rigenerarsi e raccontare la resilienza di una terra antica e viva. La musica, ispirata alla pizzica tradizionale, si sviluppa in un crescendo travolgente. Il ritmo del tamburello guida i corpi in uno stato di trance rituale, tracciando un percorso catartico in cui la lotta contro il ragno diventa danza di esorcismo, sfogo e trasformazione.
Tra il 21 e il 29 maggio 1937, le truppe coloniali italiane al comando del generale Pietro Maletti, condussero in Etiopia un’azione destinata a divenire una pagina riprovevole della storia d’Italia: il massacro di Debre Libanòs, il più grande eccidio di cristiani copti avvenuto in Africa. Le violenze consumate in Etiopia non troveranno mai giustizia. L’eccidio sarà dimenticato e l’Italia del nuovo corso democratico proverà a ricostruirsi un’immagine autoassolutoria non conciliabile con la memoria storica di un’occupazione sanguinaria. Perché questa strage di cristiani innocenti è stata messa a tacere?